Liberal (inserto culturale Moby Dick) 30 gennaio 2010
In principio la letteratura era narrazione. Forma di
racconto orale, da bocca a orecchio. Nella narrazione si svolgeva un
atto rituale profondo, di reincantamento del mondo. Il narratore di
storie creava un tempo parallelo, un tempo mitico, consentiva l’uscita
dal tempo ordinario. Suscitava un’atmosfera, disegnava un perimetro che
era quello della dimensione sospesa dove la psiche di chi ascolta le
storie
viene liberata e rigenerata. La lettura visiva, quella fondata
sul testo, arriva più tardi, quando si diffondono prima la scrittura e
poi la stampa e l’atto del leggere diventa più personale,
individuale, silenzioso. Una premessa per dire che il progressivo
diffondesi
degli audiolibri è un ritorno alla fruizione originaria della
narrazione. Un mercato in espansione,soprattutto in Gran Bretagna,
in Germania, in Francia e in Scandinavia. Se in Italia insomma
sono ancora in pochi a investire su questo tipo di mercato,
presente ma ancora embrionale, in Europa il giro d’affari
legato agli audiolibri continua a crescere, del 20 per cento all’anno.
L’Inghilterra e la Germania sono le due nazioni che hanno il
più grande mercato di audiolibri di tutta l’Unione Europea.Nel solo
Regno Unito, la British Audio Book Publishing Association può
vantare un record di vendite: nel 2006 ha infatti guadagnato
71,4 milioni di sterline mentre in Germania l’indotto è
superiore a 100 milioni di euro. Mercati quello inglese e tedesco
che diventano addirittura a rischio saturazione. E gli editori
di questi paesi corrono ai ripari, cercando l’apertura ai paesi
dell’Est dove però gli audiolibri vengono in genere ancora riservati
alle persone con problemi di handicap visivo.
Come già accaduto nei paesi dove hanno conquistato la loro
fetta di mercato, anche da noi la produzione di audiolibri andrà
comunque
sempre di più ad affiancarsi a quella editoriale tradizionale,
spingendo magari l’ascoltatore alla lettura del libro appena «sentito»,
oppure andando incontro a chi vorrà sentirsi raccontare vicende lette
sino a quel momento solo su carta. A conti fatti - dicono gli
osservatori dei fenomeni editoriali - un efficace strumento a supporto
dell’attività promozionale delle case editrici. In un’epoca fatta
prevalentemente di immagini, sembra così iniziare a farsi largo uno
spazio finalmente dedicato all’ascolto. La nuova tecnologia
ha favorito comunque in generale la crescita del mercato
europeo degli audiolibri. Internet ha semplificato la vita agli editori
e ai consumatori.
Ci sono audiolibri e audiolibri però. Perché un audiolibro può
essere realizzato in molti modi. Il modo sicuramente più interessante
è quello con cui realizza questo prodotto Claudio Carini che
diffonde la sua opera con le edizioni «Recitar leggendo audiolibri». È
il modo
più interessante non perché sia il più originale - ci sono
audiolibri realizzati addirittura con software di sintesi vocale - ma
perché è quello più tradizionale, più rigoroso, più
filologico, più rispettoso verso l’opera che viene
affrontata. Attore di prosa dal
1973 Claudio Carini non è un lettore occasionale dei classici
che presenta nella sua collana; da anni Carini porta infatti nei teatri
spettacoli e recitals dedicati ai grandi classici della letteratura:
Dante, Petrarca, Boccaccio, Leopardi, Baudelaire, Rimbaud, Coleridge,
Omero, Platone. Non solo. Carini ha dato vita a numerosi progetti e
rassegne di lettura a voce. Ha fondato «Recitar leggendo» nel 2004 e nei
grandi classici in cd che ha interpretato ha immesso l’anima della
recitazione: un’intepretazione la sua che restituisce la forza evocativa
della grande arte narrativa. Nelle sue edizioni presenta i più grandi
classici della narrativa nazionale e internazionale: dai
poemi omerici alla Divina Commedia, dal Decameron al Piacere
di Gabriele D’Annunzio, da Senilità di Italo Svevo a Lo strano caso
del Dr. Jekyll e Mr. Hyde di Stevenson, dal Cavaliere
inesistente di Italo Calvino al Canzoniere di Francesco Petrarca.
«Dietro questa mia attività iniziata nel 2004 - dice Carini -
ci sono oltre trent’anni di attività teatrale come attore di prosa che
ha privilegiato fin da subito l’universo del suono e della
parola rispetto a quello del gesto e dell’azione, eseguendo
centinaia di letture di grandi classici nei teatri e
soprattutto nelle scuole di ogni ordine e grado. Ecco quindi le radici
della mia linea editoriale prevalentemente dedicata ai grandi
classici». Un tratto fortemente personale tanto che i cd delle varie
opere
sono tutti registrati da Carini stesso. Un lavoro
considerevole: soprattutto gli audiolibri in versi sono quelli che
richiedono una
maggior cura nella realizzazione. La Divina Commedia nella sua
edizione integrale ha richiesto poco meno di un anno di lavoro per la
sua
realizzazione e anche per il Canzoniere di Petrarca la
lavorazione è stata molto lunga e ricca di ripensamenti e correzioni.
Ma è utile seguire ancora quello che dice Carini a proposito
del valore della lettura a voce alta di questi capolavori. «Dobbiamo
renderci conto che la lettura ad alta voce non è l’ultima
trovata del Ventunesimo secolo per la gioia di ascoltatori, attori ed
editori,
ma affonda le sue radici nel passato»:è esattamente quello che
si diceva all’inizio. «Proviamo a pensare a Omero, - riflette
giustamente Carini - la sua professione non era quella dello
scrittore ma quella del cantore. Iliade e Odissea venivano dette e
tramandate ad alta voce ma anche in tempi più vicini tutto ciò
che è stato scritto in endecasillabi è stato pensato per la lettura
ad alta voce. Pensiamo all’Orlando furioso, alla Gerusalemme
liberata, alla stessa Divina Commedia. Insomma l’audiolibro non
è altro che un supporto tecnologico moderno che ripropone
un’abitudine di ascolto che viene da un passato e che oggi si sta
perdendo irrimediabilmente, circondati come siamo da un mondo
fatto prevalentemente di immagini». Ecco che invece l’ascolto
di un’opera è anche una forma di rieducazione all’ascolto e all’immaginazione anche perché «il pensiero pur nella sua
natura silenziosa prende forma attraverso i suoni delle
parole. La parola pronunciata diventa fisica, sensoriale: è voce, suono.
In
questo modo si eleva dal semplice stato di macchia
d’inchiostro sulla carta per diventare evento sonoro, musica». A
sostegno di
questa efficace riflessione di Carini c’è anche quella di
Daniel Pennac: «Strana scomparsa quella della lettura ad alta voce.
Non si ha più diritto di mettersi parole in bocca prima di
ficcarsele in testa? Niente più orecchie? Niente più musica? Niente
più saliva? Parole senza più gusto? Forse che Flaubert non se
l’è urlata fino a farsi scoppiare i timpani la sua Bovary?».
Per questo Carini preferisce dire di «suonare un testo» più
che di leggerlo. E i testi che Carini legge effettivamente suonano
con la loro musica originaria animati con la voce potente,
coltivata, sapiente dell’attore che interpreta il testo dandogli vita
mantenendo però un’impersonalità attiva, una partecipazione al
testo la sua senza però l’inquinamento della prevaricazione soggettiva.
Ha ragione chi parla di un fatto artistico a se stante a
proposito delle sue opere. Perché riportare in vita il suono di certe
opere è un’opera d’arte in sé.
Riccardo Paradisi
Liberal (inserto culturale Moby Dick) 30 gennaio 2010